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Cobra Kai: un regalo per cuori nostalgici

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  Foto dal web Anche voi siete di quelli che credono che The Karate Kid sia un film di culto e che abbia segnato un’epoca (nonché la nostra pre-adolescenza)? Bene, io come voi, l’ho amato tantissimo, visto e rivisto, sono capace di ripetere tutte le battute a memoria e ricordare gli stacchi musicali esattamente come con Dirty Dancing. Innamoratissima di Ralph Macchio , con le sue foto ritagliate dal Cioè e incollate nei diari segreti (quelli con la chiave attaccata al lucchetto e le pagine profumate), una ragazzina con gli occhi a cuore di fronte a questo ragazzino povero che si trasferisce in una nuova città e per difendersi dai bulli ricchi e pericolosi impara il karate. A distanza di anni (non li conterei) esce su Netflix  Cobra Kai la serie tv ispirata al film, che racconta i protagonisti nella loro vita di oggi. Avevo timore a vederlo e nelle prime inquadrature, nelle prime puntate, ho fatto molta fatica a orientarmi. Di certo Johnny e Daniel sono cresciuti, sono invecchiati

An afternoon with Oscar Wilde

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“ Ho sempre pensato che il Teatro fosse l’arte più moderna che esiste: l’evento artistico si verifica davanti ai nostri occhi come un miracolo. È un’arte tridimensionale e oggi, massacrati dalla virtualità delle immagini del piccolo schermo, dà emozioni nuove e inedite rispetto al passato” -- Vincenzo Cerami Grandi emozioni per me per la replica del 26 dicembre al Teatro Elfo Puccini di Milano per L'importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde, messo in scena con la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Uno spettacolo oramai collaudato, che mantiene però in assoluto la sua freschezza. Amando molto Wilde e soprattutto questo testo, avevo molte aspettative, nessuna è andata delusa. Dal posto in prima fila (complimenti al teatro Elfo che per alcune repliche ha proposto offerte decisamente convenienti) ho potuto godere di ogni espressione degli attori, davvero tutti eccezionali, dai protagonisti ai ruoli minori. Messa in scena molto mi

Epo, "arraggia" e sentimento @ Slash+ - Napoli

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Ph.: Antonella Ciliberti Il dialetto napoletano è una lingua. Musicale alla massima potenza, capace di rendere perfettamente la dolcezza di una canzone d’amore, di un sentimento e l’amarezza della quotidianità, delle frustrazioni e della rabbia. Io non sono sempre convinta delle canzoni in dialetto, non ne amo ogni espressione, non mi piace assolutamente quando scade nel neomelodico e il rischio, purtroppo, è sempre alto. Ma la mia città è piena di artisti che il dialetto sanno usarlo bene, sanno metterlo in musica e sanno utilizzarlo come veicolo di emozioni e cuore. I brani dell’ultimo disco degli Epo (uscito lo scorso marzo) contengono note che il dialetto esalta: rabbia, amore, passato e presente, presenza e assenza, dolore, quotidianità ferita, incontri e attimi. I loro pezzi sono schegge di vetro taglienti in cui però puoi specchiarti, in cui trovi qualcosa di te, quel sentimento che hai provato, quella “arraggia” che abbiamo tutti dentro, quel deside

Quel campione di papà - Salvatore Esposito

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“Nascere eroe non è sempre un vantaggio. Per un momento ti esalti e ti piace ma poi ti chiedi chi te lo fa fare a essere sempre in gioco. Nessuno ti apprezza, tutti ti giudicano. Meglio vivere la propria vita come una persona normale, praticando solidarietà, autorevolezza e coesione.  Essere eroe è bello, ma solo nei fumetti e nei film, non nella vita reale. Vale la pena essere un eroe per se stessi e per quelli che si ama.” Essere genitori, essere figli. Ci soffermiamo tutti su questa dicotomia, sia se siamo genitori, sia se non lo siamo, perché ad un certo punto della vita, lo diventiamo comunque. Dei nostri genitori. Loro che sono stati un esempio, nel bene e nel male, ma comunque un esempio, un modello su cui poi abbiamo impostato e condizionato l’intera nostra esistenza, in modo consapevole o meno. Sull’essere genitori, sull’essere padre, si interroga Salvatore Esposito nel suo libro d’esordio Quel campione d

La terra sotto i piedi e le braccia al cielo - Daniele Silvestri a Napoli

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Daniele Silvestri @Palapartenope - Napoli Ph.: Antonella Ciliberti Inizio dalla fine. Da quei minuti lunghi e intensi in cui Daniele Silvestri ringrazia i suoi musicisti. Li invita ad uscire dalla loro “comfort zone” protetta dai loro strumenti e li “costringe” ad avanzare, a prendersi quel palco, quel calore, quegli applausi che meritano esattamente quanto lui. Sono belle le loro facce, i loro imbarazzi, i loro sudori, i loro sorrisi e, soprattutto, i loro abbracci. E noi, ci godiamo questi abbracci, vorremmo farlo anche noi, stringere ognuno di loro, per ringraziarli per questa condivisione di bellezza e presenza, per questa armonia che abbiamo percepito e vissuto, per la professionalità e la bravura di questi artisti, per il viaggio straordinario che è stato questo concerto napoletano di metà novembre. Noi, ancora inebriati dalla forza liberatoria di “Cohiba” che abbiamo urlato, sentito dentro e sparato fuori, quel Venceremos adelante, o victoria o muer

CHEMICAL BROTHERS LIVE 16-11-2019

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Un titolo che è tutta un’aspettativa: No Geography . E’ questo l’ultimo album dei Fratelli Chimici di Manchester, al secolo The Chemical Brothers, che si sono esibiti sabato 16 novembre di fronte ad un forum di Assago sold out con un parterre preso d’assalto. Presagivo già dal titolo dell’album, una perdita di orientamento non solamente fisica; così è stato. La musica elettronica, per quanto mi riguarda, favorisce  uno smarrimento dai riferimenti materiali abituali, per agevolare la ricerca di una dimensione e di un ritmo interiori in cui potersi riconoscere e perdere per un paio d’ore. Permette un allontanamento anche concreto dalla realtà in cui si abita ogni giorno e dona nuove frequenze su cui settarsi. Lo spettacolo dei Chemical facilita proprio questo straniamento, e accompagna lo spettatore in una dimensione più libera, più liquida, in cui, forse, identificarsi ; complice il suono calibrato ed equilibrato, come raramente ho avuto opportunità di ascoltare, restitui

La piscina dei misteri

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Dopo averci affascinato e divertito con i romanzi dedicati al Commissario della Sezione Crimini Sportivi Igor Attila, ex pugile e medaglia d’argento alle Olimpiadi di Seoul, il giornalista del Corriere della Sera, Paolo Foschi, ci delizia con un intrigante noir per ragazzi, “La piscina dei misteri” (Risfoglia, 2019). Una giovane promessa del nuoto italiano, la quattordicenne Isabella, scompare misteriosamente pochi giorni prima dei Campionati Italiani. Ad indagare sulla sua scomparsa e cercare, quindi, di risolvere il caso, viene chiamato lo Young Team, un gruppo composto da quattro adolescenti con doti particolari: Viola, formidabile hacker, Tea, grande conoscitrice di web e social network, Jacopo, esperto di cinesica e prossemica (riesce a capire, osservando attentamente i movimenti e le reazioni, se una persona sta dicendo la verità) e Romano, ragazzo non vedente dotato di una spiccata intelligenza e bravissimo nelle arti marziali, sempre accompagnato dal suo fedele cane, Roc