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Visualizzazione dei post da luglio, 2019

I luoghi del cuore: Roma

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Roma - Trastevere Io amo Roma. L’ho sempre amata fin dalle prime volte in cui ci hanno portato i miei genitori. Per molti anni è stata una nostra via di fuga, una delle mete di quei nostri viaggi decisi all’ultimo, con partenze in orari solo nostri e che nessuno è mai riuscito a capire, con l’inevitabile perdersi per trovare l’ingresso della tangenziale al momento di ripartire. E’ tradizione di famiglia amare Roma. Ed è la città che in assoluto contiene e incarna la maggior parte dei miei ricordi più belli (ovviamente oltre alla città dove sono nata, Napoli). Non so spiegare con parole la sensazione che ho quando sono a Roma e cammino per le sue strade, ho provato spesso a definirla ma invano. Forse è quel senso di meraviglia, quell’idea che da un momento all’altro possa succedere qualcosa di straordinario, che svoltato un angolo tu possa avere la visione di uno scorcio bellissimo o che possa restare senza parole per un palazzo o monumento che non avevi mai visto prima

La meraviglia di una serata Subsonica

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Ballare e urlare a squarciagola (e stonare): i concerti dovrebbero essere tutti così. Perché, non importa il genere, ma la musica deve farti sentire così: parte di qualcosa. Un rito collettivo che dura un paio d’ore, in cui tutti lasciano andare i freni inibitori, dove qualcuno dal palco ti trascina in un vortice di ritmo, parole e luci. Qualcuno che ti ipnotizza e ti meraviglia allo stesso tempo. Qualcuno che ti caccia fuori quella smania che hai dentro e che reprimi, coscientemente o no. Subsonica - Arena Flegrea - NoisyFest - Napoli Ph.: Antonella Ciliberti Ieri sera il concerto dei Subsonica all’Arena Flegrea di Napoli per il Noisy Festival è stato questo: due ore di potenza, due ore di coinvolgimento totale e sorrisi. Due ore di risveglio. E’ la prima volta che li ascolto dal vivo, non sono mai stata una loro fan nel senso vero del termine, ma ho scoperto che conosco tutte le loro canzoni (almeno quelle cult) e il merito anche stavolta è di mia sorella, semp

La mia vita con John F. Donovan

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“La mia vita con John F. Donovan” è il nuovo film del giovane regista canadese Xavier Dolan, dopo “Juste la fin du monde” (2016), che si è aggiudicato il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes. Prima opera di Dolan interamente girata in lingua inglese, “La mia vita con John F. Donovan” inizia nel 2006 a New York con il piccolo Rupert (la piccola e bravissima star Jacob Tremblay) che apprende una terribile notizia riguardante il suo idolo, John Donovan, proprio la mattina in cui doveva incontrarlo per la prima volta. Facciamo immediatamente un salto temporale di 11 anni e andiamo a Praga, dove l’ormai 22enne Rupert (l’ipnotico Ben Schnetzer), rilascia un’intervista ad una scontrosa e scettica giornalista (interpretata dalla brava Thandie Newton) sul suo romanzo in cui racconta la vicenda di Donovan. Qui iniziamo a conoscere questi due protagonisti: Rupert Turner, un bambino di 11 anni che vive in un paesino vicino Londra, e John Francis Donovan (il Jon Snow

Vent'anni sulla tua strada. Cronaca di un concerto

Seguo Ligabue dal 1999, oramai venti anni, passati alla velocità della luce. Non sono quindi una fan della prima ora e un po' mi dispiace perchè forse mi sono persa gli anni più belli, non sempre sono costante, ma almeno una data per ogni tour cerco di farla. Quest'anno voglia pari a zero, probabilmente perché non ho amato l'ultimo album, a differenza del precedente Made in Italy che ho ascoltato fino alla nausea. Le polemiche su questo tour si sono sprecate sin dall'inizio, per le presenze inferiori alle aspettative, per l'album, le scalette e quanto altro. Decido per Bologna, un sabato sera d'estate dalla temperatura decisamente hot e vado da sola, posto numerato perchè oramai c'ho un'età anche io. Il palco è enorme, spettacolare, ma la domanda è: riuscirà   Luciano ancora ad emozionarmi? O sarà un concerto tecnicamente riuscito ma che non mi ha toccato l'anima? Partenza puntuale, le luci si accendono e inizia una ritrovata m

Luoghi del cuore - il Mann di Napoli e le meraviglie di Antonio Canova

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Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è uno dei miei luoghi del cuore. E’ un rifugio, un posto bello e luminoso, è pieno d’arte sì, ma è anche un posto che accoglie, fuori dal mondo, anche se a due passi dal portone d’ingresso c’è uno degli incroci più infernali della città. E’ il luogo in cui ho avuto il mio primo attacco da Sindrome di Stendhal molti anni fa quando ero bambina e lo visitai, forse una domenica mattina, con mio padre. Certo, solo dopo qualche anno, ho potuto dare un nome a quei brividi lungo la schiena, a quello spaesamento, a quei giramenti di testa (voi dite che era un inizio di cervicale? Probabile!) che sentivo al cospetto di quelle statue enormi, quei corpi scolpiti nel marmo. E’ un luogo del cuore perché ci sono opere che amo (che un giorno, magari, vi racconterò) e che mi riportano agli anni del liceo e a quella professoressa un po' bassina ma con dentro una carica esplosiva nel raccontare le correnti artistiche. Forse è da lì che è nata la