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Visualizzazione dei post da dicembre, 2019

An afternoon with Oscar Wilde

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“ Ho sempre pensato che il Teatro fosse l’arte più moderna che esiste: l’evento artistico si verifica davanti ai nostri occhi come un miracolo. È un’arte tridimensionale e oggi, massacrati dalla virtualità delle immagini del piccolo schermo, dà emozioni nuove e inedite rispetto al passato” -- Vincenzo Cerami Grandi emozioni per me per la replica del 26 dicembre al Teatro Elfo Puccini di Milano per L'importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde, messo in scena con la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Uno spettacolo oramai collaudato, che mantiene però in assoluto la sua freschezza. Amando molto Wilde e soprattutto questo testo, avevo molte aspettative, nessuna è andata delusa. Dal posto in prima fila (complimenti al teatro Elfo che per alcune repliche ha proposto offerte decisamente convenienti) ho potuto godere di ogni espressione degli attori, davvero tutti eccezionali, dai protagonisti ai ruoli minori. Messa in scena molto mi

Epo, "arraggia" e sentimento @ Slash+ - Napoli

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Ph.: Antonella Ciliberti Il dialetto napoletano è una lingua. Musicale alla massima potenza, capace di rendere perfettamente la dolcezza di una canzone d’amore, di un sentimento e l’amarezza della quotidianità, delle frustrazioni e della rabbia. Io non sono sempre convinta delle canzoni in dialetto, non ne amo ogni espressione, non mi piace assolutamente quando scade nel neomelodico e il rischio, purtroppo, è sempre alto. Ma la mia città è piena di artisti che il dialetto sanno usarlo bene, sanno metterlo in musica e sanno utilizzarlo come veicolo di emozioni e cuore. I brani dell’ultimo disco degli Epo (uscito lo scorso marzo) contengono note che il dialetto esalta: rabbia, amore, passato e presente, presenza e assenza, dolore, quotidianità ferita, incontri e attimi. I loro pezzi sono schegge di vetro taglienti in cui però puoi specchiarti, in cui trovi qualcosa di te, quel sentimento che hai provato, quella “arraggia” che abbiamo tutti dentro, quel deside

Quel campione di papà - Salvatore Esposito

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“Nascere eroe non è sempre un vantaggio. Per un momento ti esalti e ti piace ma poi ti chiedi chi te lo fa fare a essere sempre in gioco. Nessuno ti apprezza, tutti ti giudicano. Meglio vivere la propria vita come una persona normale, praticando solidarietà, autorevolezza e coesione.  Essere eroe è bello, ma solo nei fumetti e nei film, non nella vita reale. Vale la pena essere un eroe per se stessi e per quelli che si ama.” Essere genitori, essere figli. Ci soffermiamo tutti su questa dicotomia, sia se siamo genitori, sia se non lo siamo, perché ad un certo punto della vita, lo diventiamo comunque. Dei nostri genitori. Loro che sono stati un esempio, nel bene e nel male, ma comunque un esempio, un modello su cui poi abbiamo impostato e condizionato l’intera nostra esistenza, in modo consapevole o meno. Sull’essere genitori, sull’essere padre, si interroga Salvatore Esposito nel suo libro d’esordio Quel campione d