I colori caldi di Martin Eden





Luca Marinelli in Martin Eden - fonte: filmtv.it






Ho visto Martin Eden di Pietro Marcello quasi una settimana fa. Se chiudo gli occhi, il primo ricordo del film sono i colori. I colori della terra, i marroni, gli ocra, il colore del sole caldo ma non torrido che entra dalle finestre di primo mattino.


E poi mi vengono in mente le mani di Luca Marinelli che sfogliano pagine di libri come se le divorassero, con una smania e una passione che si legge nelle dita oltre che negli occhi.


Mi viene in mente la bocca di Martin che sussurra parole e quel sussurro che piano piano si fa forte, si fa rabbia, si fa grido e torna ad essere fioca, apatica, ma sempre piena di urgenza.


Mi viene in mente il coraggio di quest’uomo, mi viene in mente la voglia di esserci, la voglia di non restare ancorato ad un passato pur imparando da quello, pur non dimenticando da dove si viene. Mi viene in mente l’”arraggia”, come la chiamiamo noi, una rabbia mista a voglia di ribellarsi di questo marinaio, che legge avidamente Herbert Spencer e lo traduce in fervore.


La mia Napoli mai vista così, il mio dialetto che suona bene, sceneggiatura e scelte stilistiche mai banali, filmati storici che commuovono ed emozionano, certe luci, certe ambientazioni. Certi fotogrammi. Certe parole.

I robivecchi che vendono libri preziosi all’avidità di sapere di Martin, per pochi spiccioli. La bontà e la dolcezza nel viso e nei gesti di Maria (Carmen Pommella) che accoglie nella sua casa Martin e ne diventa sorella, madre, amica e rifugio, la straordinaria forza espressiva di Vincenzo Nemolato che regala a Nino una potenza e una fragilità meravigliose. E Carlo Cecchi che attraverso il suo Brissenden regala a Martin/Luca una figura paterna autorevole e apparentemente decadente, ma fortemente salda, costante.

E Margherita (Denise Sardisco), presenza semplice eppur fondamentale, ombra di quell’amore altisonante che Martin prova per Elena Orsini (uno dei personaggi femminili più antipatici della storia del cinema, a parer mio), incapace di amare incondizionatamente, incapace di spronare e incoraggiare il proprio uomo, incapace di esserci. Salvo poi pentirsene, troppo tardi.


Fonte: filmtv.it



E poi Luca Marinelli. La sua intensità, il suo parlare anche con i silenzi. Il suo Martin è fatto di mani, frenetiche sulla carta, frenetiche sulla macchina da scrivere. E’ fatto di occhi, è fatto di labbra. E’ fatto di sguardi. E’ fatto di parole. Il suo discorso a Venezia, con la Coppa Volpi tra le mani, mi ha fatto piangere. Lacrime vere. Per ogni singola parola, per la scelta di ogni singolo sostantivo.



Luca Marinelli in Martin Eden - Fonte: filmtv.it


Non ho letto il romanzo di Jack London. Ci ho provato anni fa, perché Martin Eden è uno dei romanzi preferiti di una persona che stimo tanto e a cui voglio un gran bene, ma all’epoca non riuscii ad andare più in là di qualche capitolo. Non era il momento, con i libri capita così. Tornerò sulle pagine di London, ricomincerò dalla prima parola e seguirò il percorso verso se stesso di questo fiero marinaio.



Antonella Ciliberti


Trama e cast

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