Una notte a Napoli
Chi mi conosce sa che faccio una vita alquanto “impegnativa”,
soprattutto a livello emotivo, e che quindi spesso mi ritrovo ad avere bisogno
di attimi di libertà. Secondo voi, quale modo migliore per evadere se non un bel
viaggetto? E così ho deciso di passare un weekend solare e assolato nella
meravigliosa e accogliente Napoli.
Arrivo sabato mattina e vengo accolta dal sorriso e
dall’abbraccio della mia amica Antonella…sapete quelle amiche belle, dagli
occhi pieni di vita e dai modi affettuosi, che ti arricchiscono con la sola
presenza? Ecco, lei è proprio così.
Dopo un passaggio veloce a casa per depositare il trolley e
rinfrescarmi un po’, ci incamminiamo per le strade piene di odori e colori di
questa magica città.
Prima tappa: il Cimitero delle Fontanelle, un luogo di
immensa spiritualità dove vengono conservate, con estrema cura, le ossa dei
caduti in guerra e di chi è stato portato via dalla peste. I visitatori
lasciano degli oggetti propri (foto, bigliettini, rosari e molto altro) affinché
i cari defunti possano proteggerli dall’aldilà. E’ un luogo molto suggestivo,
dove ognuno è raccolto nelle proprie preghiere, ma dove al tempo stesso si
condivide un bisogno: quello della speranza.
Cimitero delle fontanelle ph. Alessandra Ciambella
Prima di divorare una gustosissima pizza napoletana, ci
facciamo un giro per il famigerato Rione Sanità, che ha dato i natali al comico
dei comici: l’inimitabile Totò. In questo quartiere si respira la Napoli che
fu, fatta di colori, grida di bambini che giocano per strada e pescivendoli che
chiamano a gran voce i clienti. Mi sento catapultata indietro nel tempo e
rapita dall’aria euforica che si respira. Il tempo sembra essersi fermato e
tutto, anche la vita con i suoi problemi, sembra più leggera.
Dopo pranzo, arriva il momento che da tanto aspetto: la vista
al Museo Cappella Sansevero, dove è conservato il Cristo Velato di Giuseppe
Sanmartino. Quest’opera del 1753 rappresenta il corpo esanime del Cristo
ricoperto da un velo, il tutto scolpito nel marmo. Rimango paralizzata da tanta
bellezza e osservo attentamente ogni singola piega del velo, ogni singolo
muscolo e ogni singola vena del corpo. Davanti ad opere del genere mi chiedo
sempre come sia possibile che un essere umano possa creare qualcosa di così
importante e grande. Una risposta non credo ci sia, perché qui si va ben oltre
il talento. Quindi mi lascio trasportare dalle emozioni (sono al limite della
Sindrome di Stendhal) e mi godo un altro po’ questo capolavoro.
Cerco di riprendermi dal forte impatto emotivo causato dal
Cristo Velato e con la mia amica decidiamo di andare sul lungomare. Passiamo
velocemente davanti alla maestosa Piazza del Plebiscito, dove troviamo anche il
Gambrinus, bar dove il commissario Ricciardi si reca spesso per prendere un
caffe nei famosi romanzi di Maurizio De Giovanni.
Il panorama che mi trovo davanti appena arrivo sul lungomare
è mozzafiato. A sinistra o’ Vesuvio, imponente e regale che sembra quasi
proteggere la sua città. Poi lui…il mare, immenso, blu, calmo. Superiamo Castel
dell’Ovo e ci incamminiamo per via Caracciolo, mentre alcuni ragazzi si
rinfrescano facendo il bagno.
Vesuvio ph. Alessandra Ciambella
Tornando verso il Vomero, risaliamo per via Chiaia e poi
prendiamo la funicolare. Inutile dirvi che nella mia testa scatta
automaticamente un coro di “Jamme jamme, ‘ngoppa, jamme ja’…Funiculi’,
funicula’, funiculi’, funiculaaaaa…”. Forse sono un po’ troppo sensibile, ma mi
emoziono anche a prendere la funicolare.
Dopo cena, invece è il momento del concerto del giovane
cantautore napoletano Giovanni Truppi. La location, molto suggestiva, è lo
“Scugnizzo liberato”, un ex carcere minorile occupato. Non conoscevo la musica
di Truppi e ne rimango ammaliata. Mi sembra un De Andrè post moderno, che parla
agli umili e alla sua generazione, disillusa e senza un lavoro.
Scugnizzo Liberato ph. Alessandra Ciambella
Il secondo giorno ce la prendiamo con calma e decidiamo di
andare alla mostra “Caravaggio Napoli” al museo di Capodimonte. Il luogo è
meraviglioso, con i giardini verdissimi e le carrozze con i cavalli che portano
i turisti. Il Caravaggio è sempre una garanzia. I colori, la luce, le ombre, i
dettagli dei visi e delle vesti…tutto sembra così reale e così tangibile.
Per pranzo incontriamo i nostri amici di Caserta, Olimpia e
Angelo e con loro passiamo momenti indimenticabili. Sono due persone davvero
belle e speciali con le quali si può parlare di tutto. Mi riempiono di abbracci
e di consigli di cui farò tesoro.
Arriva il momento di ripartire. Prima di salire sul treno che
mi riporterà a Roma, abbraccio con amore la mia “Cicerona” Antonella, che mi ha
sopportata in questi due giorni regalandomi tanta gioia, tanti sorrisi e tanto
sole, proprio come la sua città.
Tornerò presto a Napoli perché mi mancano ancora tante cose
da vedere e perché si è presa un pezzo del mio cuore. Del resto, sfido chiunque
a non innamorarsene…ve lo assicuro, è impossibile.
Ritorno a Roma, alla mia realtà, ai miei affetti e alla vita di
tutti i giorni…ma so che un po’ sono cambiata…il mio cuore è più ricco.
Murale a Spaccanapoli ph. Alessandra Ciambella
Colonna sonora:
“Il mondo è come te lo metti in testa” di Giovanni Truppi
La Ciamby
ma che brava la mia Ciamby <3 impossibile non amare Napoli e il tuo racconto fa venire una gran voglia di tornarci presto
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