Arrivederci Professore
al cinema dal 20 giugno
ATTENZIONE SPOILER!!!
Siamo abituati a vedere il camaleontico Johnny Depp in ruoli
sempre sopra le righe, basti pensare a “Pirati dei Caraibi”, piuttosto che “La
fabbrica di cioccolato”, “Edward mani di forbice” e “Sweeney Todd”, solo per
citarne alcuni.
Nel nuovissimo film del regista e sceneggiatore Wayne Roberts
(già conosciuto per “Katie says goodbye” con Olivia Cooke e Jim Belushi tra gli
altri), Depp interpreta Richard Brown, professore universitario di letteratura,
uomo tutto d’un pezzo con una famiglia perfetta, ma solo all’apparenza: la
moglie (Rosemarie DeWitt) lo tradisce con il rettore dell’Università (Ron
Livingston) e la figlia (la dolce Odessa Young) ha un rapporto burrascoso con
la madre fedifraga.
Nella primissima scena del film, ci viene sbattuto in faccia,
a noi come al protagonista, quello che sarà il leitmotiv della storia e che
causerà turbamenti, ma anche prese di coscienza, a Richard e alle persone che
lo circondano: cancro ai polmoni con metastasi sparse per il corpo. Se decide
di curarsi l’aspettativa di vita è di un anno. Se decide di lasciarsi morire, questa
si riduce drasticamente a 6 mesi, nella migliore delle ipotesi.
Di fronte a questa diagnosi, che inizialmente Richard confida
soltanto al suo collega e migliore amico Peter (uno strepitoso Danny Huston) e
ad una sua allieva (interpretata dalla brava Zoey Deutch), il Professor Brown
sceglie di non curarsi e cambia drasticamente stile di vita. Inizia a bere, a
fumare canne e a fare sesso occasionale.
Cambia anche il suo modo di insegnare e di relazionarsi ai
suoi studenti. Dopo aver fatto una rapida selezione, svolge le sue lezioni,
divenute poco ortodosse, ma estremamente utili e importanti per i suoi allievi,
negli ambienti più svariati: il giardino del campus, il suo studio e un pub.
Quella che Richard vive sembra, agli occhi di un estraneo, la
classica crisi di mezza età, con tanto di relazione matrimoniale aperta e
incontri ravvicinati con uno studente. E’ come se la malattia non fosse toccata
a lui. Vediamo infatti come sia Richard stesso a consolare continuamente Peter,
rimasto molto scosso nello scoprire l’amico gravemente malato.
Quando, però, il cancro comincia a farsi sentire dolorosamente,
Brown è costretto a fare ciò che finora ha sempre evitato: dirlo alla sua
famiglia. L’occasione migliore è la serata di gala all’Università dove, con un
discorso a tutti gli invitati, rende pubblico il suo stato di salute e la sua
decisione di partire per il West, che farà da sfondo ai suoi ultimi giorni. Ha
un ultimo e tenero riavvicinamento con la moglie che fa capire quanto, più che
il disamore, siano stati l’abitudine e la mancanza di dialogo a rovinare il
loro rapporto. Il confronto con la figlia è toccante e al tempo spesso pieno di
speranza. Richard la sprona ad essere se stessa, a non vergognarsi mai di chi è
e a migliorarsi sempre.
La narrazione si conclude con lui e il suo fido cagnolino in
macchina, fermi ad un incrocio. Richard è incerto su cosa fare. Dopo un’attenta
riflessione, sbotta in una sonora risata liberatoria e riparte verso il suo
destino.
Il film, dalla durata perfetta di 90’, tratta con estrema
delicatezza e a tratti un po' di ironia il tema della malattia terminale senza
cadere nel patetico e nel banale. Scorrevole e mai noioso, ci regala dei
dialoghi molto emozionanti, ad esempio quelli tra Richard e la figlia e quelli con
il suo migliore amico, strappandoci comunque qualche risata.
Ritroviamo, finalmente, il Johnny Depp che ci mancava da un
po'. E’ perfetto nel ruolo del professore, sofferente, malato e al tempo stesso
voglioso di dare il massimo ai suoi affetti e ai suoi studenti, fino alla fine.
Potrebbe recitare senza alcuna battuta e riuscirebbe comunque ad emozionarci
grazie ai suoi occhi profondamente espressivi e alla sua mimica facciale.
Consiglio pienamente la visione di “Arrivederci professore”,
per apprezzare ancora di più e custodire gelosamente quello che ci appartiene,
perché, anche se a volte ci sembra niente o lo diamo per scontato, è tutto ciò
abbiamo di più caro. Ma soprattutto perché è un “inno alla vita”, a non
sprecare nemmeno un secondo della nostra esistenza perché, proprio come dice il
Professor Brown “ogni respiro è prezioso”.
La Ciamby
Fonte: NOTORIOUS Picture
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